Pagina:Nicarete ovvero La festa degli Alòi.djvu/48

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Tucrito.

(a Protomaco, comicamente, sottovoce)

Neh? il Nume sarei poi io.

Nicarete.

(continuando)

          E al suon che blando l’orecchio molce
               Par si rattuti del cor lo schianto:
               Leva ella il capo: ne l’occhio dolce
               Brillan le lacrime: ride nel pianto:
                    Sorge: e al bellissimo che accenna e invita
               Molle sul petto si abbandonò:
               E dal volubile sposo tradita
               Tra i numi Arianne beata amò.1

(agli ultimi due versi fieramente drizzandosi guarda Protomaco)

Tucrito.

(abbracciandola con trasporto)

Tesoro!... anima mia!... (a Protomaco) Con permesso... (bacia Nicarete: l’altro volge la testa indispettito. Tucrito, lasciata Nicarete, gli si accosta) Eh! che voce!... che sentimenti!... ha sulla lingua le Sirene!... Merita, neh, che le facciamo a mensa oggi un brindisi? Oh sì, agli Alòi si assaggia il vin nuovo, ma... ce ne ho anche del vecchio! Sentirai certe anfore che ho portate da Taso! Vado ora io stesso a scovarle. Sentirai!... (s’avvia) Ah sì, quest’oggi, in onore della

  1. Vedi la nota a pag. 62.