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Capitolo XV.

I greci e la posterità. — La magnificenza contenta di sé. — L’uomo teoretico. — La ricerca della verità. — Il fine della scienza. — L’asse della storia universale. — Il prototipo dell’ottimismo teoretico. — La conoscenza tragica.

Seguendo il senso di tali domande piene di presentimenti, bisogna dichiarare, che l’influenza di Socrate, come le ombre che sempre più avanzano dopo il tramonto, si è estesa sulla posterità fino a questo momento e si diffonderà in tutto l’avvenire; che impone necessariamente e sempre imporrà la rinascita dell’arte, e diciamo, in verità, dell’arte intesa interamente nel senso metafisico più ampio e più profondo; e che con la sua propria infinità ne garantisce l’infinità.

Prima che questo potesse essere riconosciuto, prima che fosse persuasivamente dimostrata l’intima dipendenza di ogni arte dai greci, dai greci da Omero a Socrate, bisognava che noi ci comportassimo con questi greci come gli ateniesi si comportarono con Socrate. Quasi ogni evo e ogni stadio di cultura ha con profondo malumore cercato di liberarsi dei greci, perché tutto ciò che era autentico e genuino e che apparentemente era affatto originale e giustamente ammirato, di botto, come veniva raffrontato con loro, sembrava perdere colore e vita, e incatorzolire in una copia disgraziata, anzi in una vera caricatura. E così tornò sempre a spuntare di nuovo il cordiale