Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/37

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prefazione del traduttore xli


mondo germanico, Urvaterland tedesco, contro il cristo fenomenico etico. Prima di fare l’amabile conoscenza con l’alter ego dialettico di cotesto greco Dioniso, che è in verità tanto greco quanto è poetica la zeppa cacciata in una strofa per la rima, prima di far la conoscenza con Apollo, guardiamo un po’ più da vicino quale è la base logica o fantastica su cui è stato eretto cotesto sacro educatorio schopenhaueriano-nietzschiano della musica, infonditrice di verace sapienza, pedagoghessa di metafisica. Troppe sciocchezze ne diluviarono sulla «musica scientifica», sulla «musica filosofica», sulla «filosofia della musica», sulla «musica dell’avvenire», e simili varietà e variazioni; fatuità ammantate di sapienza acromatica, spropositi assurdi anche come spropositi, che tuttora oggigiorno torcono i precordi ai contrabbassi. Lo Schopenhauer, seguito in questo dal Nietzsche, non considera l’arte come nascente tutta da un germe unico, da un’unica origine, fantasia o altra attività dello spirito che sia, ma tornando indietro ai tempi anteriori al Lessing, tira una gran linea di divisione tra le arti, e separa nettamente la musica dalla poesia e dalle altre consorelle, perché la musica, egli opina, è un’emanazione diretta della Volontà autrice di questo nostro mondo illusorio: le altre arti sono rappresentative, cioè individuative, laddove la musica è immediatamente volitiva. Donde gli viene in mente un’idea siffatta? Gli viene da questo: laddove la poesia e le arti figurative, sia per mezzo della