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Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/75

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sogno e realtà 23


La bella apparizione dei mondi del sogno, nella cui creazione ogni uomo è perfetto artista, è il presupposto di ogni arte figurativa, e anzi, come vedremo, di una buona metà della poesia. Noi godiamo in modo immediato la comprensione dell’immagine, tutte le forme ci parlano, senza nulla d’indifferente o di non necessario. Nulladimeno, anche nella massima intensità di vita di questa realtà di sogno, noi serbiamo la sensazione che essa è un’apparenza: almeno tale è la mia esperienza, sulla cui generalità, anzi normalità, potrei addurre non poche testimonianze, e le stesse impressioni dei poeti. Di più, l’uomo filosofico ha il presentimento, che anche dietro la realtà nella quale viviamo e siamo, se ne nasconda un’altra, in modo che anche questa nostra realtà sia quindi un’apparenza; e Schopenhauer indica addirittura come contrassegno del talento filosofico il dono che altri abbia di vedere in certi momenti gli uomini e tutte le cose come puri fantasmi o ombre di sogno. Come il filosofo con la realtà dell’esistenza, così l’uomo artisticamente sensibile si comporta con la realtà del sogno: la contempla con diligenza e con soddisfazione; perché dalle immagini del sogno impara a spiegarsi la vita, e su queste esperienze si esercita per la vita. E non sono solamente le immagini amene e amiche quelle che egli apprende in sé stesse con piena lucidità di apprensiva: davanti a lui passa anche l’austero, il cupo, il luttuoso, il sinistro, e le brusche fermate, e le angherie del caso, e le aspettazioni angosciose,