Pagina:Nietzsche - La volontà di potenza, 1922.djvu/131

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). - 133 — I ,' 254. Per quanto modeste siano le proprie prelese alla nettezza intel- lettuale, non si può far a meno, se si viene a contatto col Nuovo Te- stamento, di provare una specie di inesprimibile malessere: poiché l'impertinenza sfrenata che scorgiamo, nelle persone meno qualifi- cate, a voler dire il loro giudizio intorno ai grandi problemi, la loro pretesa a voler erigersi a giudici in tali questioni, oltrepassa ogni limite. L'impudente leggerezza con cui si parla qui dei problemi più mafferrabili (la vita, il mondo, Dio, lo scopo della vita) come se non si trattasse affatto di problemi, ma di seonplici cose che questi piccoli , bacch ettoni sanno! 255. Questa fu la più nefasta follia di grandezza che sia mai esistita finora sulla terra; quando questi piccoli aborti menzogneri, questi bacchettoni, incominciano ad accapparrarsi le parole: « Dio », « giu- dizio finale », « verità », « amore », « saggezza », « Spirito Santo » e se ne servono per trincerarsi contro il « mondo », quando questa razza di uomini comincia a e a p 0 v o 1 g e r e i valori, secon- do le proprie visioni, come se essi fossero il senso, il sale, la misura, il peso di tutto il resto; bisognerebbe costruir loro dei manicomi e non far altro. L'averli perseguitati fu un'antica pazzia di grande stile : voleva dire prenderli troppo sul serio, dar loro della serietà. Tutta questa fatalità fu resa possibile dal fatto che esisteva già nel mondo una specie affine di follia di grandezza, quella ebraica ( — dopo che fu aperto l'abisso che separò gli ebrei dai cristiani-ebrei, questi ultimi dovettero usare ancora una volta per sè, spingendolo ad un ultimo passo, il procedimento di conser- vazione inventato daingiiftto-eJisaico — ); d'altra parte anche dalla filosofìa morale greca che aveva fatto tutto per preparare e rendere \(,\^^ fiW gradito anche ai Greci e ai Romani un fanatismo morale.... Platone, il grande intermediario della perdizione, che fu il primo a non voler comprendere la natura nella morale, che aveva già tolto il loro valore agli dei greci, col suo concetto del « buono », che era già stato affetto dalla ipocrisia ebraica ( — in Egitto? — ). 256. Che cosa è dunque questa lotta del cristiano « contro la natura? »