Pagina:Nietzsche - La volontà di potenza, 1922.djvu/174

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I - 176 - domanda « perchè »? è sempre la domanda di una causa finale, di un «a che?» Di un «senso della causa efficiente» non abbiamo (.raccia: qui Hume ha ragione; l'abitudine (ma non soltajnto quella dell'individuo!) fa si che aspettiamo di vedere im processo determi- nato spesso osservato, seguire un altro : niente più che questo! Ciò che dà a noi una fede così straordinariamente salda nella successione concatenata dei processi, è 'a nostra incapacità di inter- pretare un fatto diversamente che come provocato da intenzioni. È la fede nel vivente e pensante, come unico agente — nella volontà, neirint«nto, — è la fede, che ogni fatto sia un agire, che ogni agire presupponga un agente, è la fede nel « soggetto ». Non potrebbe questa fede nel concetto di soggetto e predicato essere una grande sciocchezza? Domanda: è l'intenzione causa di un fatto? o è anch'essa una illusione? Non è essa lo stesso divenire? 361. Per combattere il determinismo e la teleologia. — Dal fatto che qualcosa succede regolarmente e succede in modo calcolabile, non viene, che questo succeda necessaria- mente. Che un quantum di forza si determini e si comporti in ogni determinato caso in un'unica maniera, non costituisce « volon- tà non libera ». La « necessità meccanica » non è un dato di fatto: siamo noi che l'abbiamo inserita con la nostra interpretazione nei fatti. Ab'biamo spiegato la f o r m u 1 a b i 1 i t à dei fatti come con- seguenza di una necessità che governa i fatti stessi. Ma da ciò che io faccio qualcosa di determinato non segue punto che io lo faccia costrettovi. La coazione nelle cose non è dimostrabile: la rèso- la prova soltanto che un solo e stesso fatto non può essere anche fatto diverso. Solo da ciò, che abbiamo considerato le cose come soggetti, « fattori », sorge l'apparenza che ogni fatto sia la conse- guenza di un costringimento esercitato sul soggetto, — eser- citato da chi? di nuovo da un « ageaite ». Causa ed effetto — un concetto pericoloso, finché si pensa qualche cosa che pro- duce e qualche cosa, sul quale si agisce. a) La necessità non è uno stato di fatto, ma una interpretazione. Se si è compreso che il « soggetto » il quale agisce, non è nulla, ma solo una finzione, ne seguono diverse affermazioni. Abbiamo trovato soltanto sul modello del soggetto il carattere di « cosa » interpretandolo poi nel guazzabuglio delle sensazioni. Se i