Pagina:Nietzsche - La volontà di potenza, 1922.djvu/203

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U5 — lante di altri organi. E così pure una privazione può essere una condizione di esistenza, in quanto riduce l'individuo alla misura in cui esso si raccoglie e non si sperpera. — L'individuo stesso, come lotta di parti (per nutrizione, spazio ecc.) : il suo sviluppo si ran- noda a una vittoria, signoria di singole parti, a un de- perimento, a una subordinazione di altre parti. L'influsso delle « circostanze esterne » in Darwin è stato insen- satamente esagerato : l'essenziale nel processo vitale è appunto la forza straordinariamente formativa, creatrice dall'interno, che uti- lizza, fa valere le «circostanze esteriori»... Le forme nuo- ve così foggiate dall'interno, non sono ottenute per un intento; ma nella lotta delle parti, una nuova forma non persiste a lungo se non conferisce un parziale vantaggio ed allora, in seguito all'uso, si foggia sempre più perfettamente. 429. Anti-Darwin. — jCiò che mi sorprende al sommo nel riguardare ai grandi destini dell'uomo, è di veder sempre davanti agli occhi il contrario di quello che oggi Darwin colla sua scuola vede o vuol vedere: la selezione in favore dei più forti, dei meglio riusciti, il progresso della specie. È proprio il contrario che salta agli occhi; il trionfo saltuario dei casi fortunati, l'inu- ti lità dei tipi fiiù nobili, l'inevitabile dominazione dei mediocri, e anche deTtipi al di sotto della mediocrità. A meno che non ci si mostri la ragione perchè l'uomo è una eccezione tra le creature, io inclino al presupposto che la scuola di Darwin si sia ingannata su tutta la linea. Quella volontà di potenza, nella quale io riconosco l'ultimo fondamento e il carattere di ogni mo- dificazione, ci offre il mezzo di capire perchè la selezione non si verifichi favorevolmente alle eccezioni e ai casi fortunati : i più forti e felici sono deboli, quando hanno contro di sè gli istinti or- ganizzati del gregge, il timore dei deboli, il soprannumero. Il mio quadro complessivo del mondo dei valori mostra che nei valori supremi, che oggi sono sospesi sulla umanità, non hanno il posto migliore i casi fortunati, i tipi di selezione; piuttosto i tipi di décadenqe — forse nient* vi è nel mondo di più interessante che questo ingrato spettacolo... Per quanto possa parere strano; i forti devono sempre pro- varsi di fronte ai deboli, i felici di fronte agli infelici, i sani di fronte ai degenerati e ai malati per eredità. Se si vuole formulare