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Mia veduta complessiva. — Prima proposi-
zione : l'uomo come specie non è in progresso. Si raggiungono
bene dei tipi superiori, ma non si mantengono. Il livello della spe-
cie non si innalza.
Seconda proposizione: l'uomo come specie non pre-
senta un progresso in confronto con nessun alti-o animale. L'intero
mondo animale e vegetale non si sviluppa dalle specie inferiori alle
superiori... Ma tutto nello stesso tempo, alla rinfusa, una cosa sul-
l'altra, l'una opposta all'altra. Le forme più ricche e complesse —
poiché la parola « tipo superiore » non dice di più — decadono più
facilmente; soltanto le più basse conservano un'apparente stabilità.
Le prime vengono raramente raggiunte e si mantengono in alto con
fatica : le ultime hanno per sè una compromettente fecondità. .An-
che nella umanità i tipi superiori, i casi fortunati dello
sviluppo, per vicende or buone or cattive, vanno molto rapida-
mente in rovina. Essi sono esposti a ogni sorta di décadeuQe: essi
sono degli estremi, e perciò stesso vicini già ai décadentcs... La
breve durata della bellezza, del genio, del Cesare è « sui generis » :
tali cose non si trasmettono per eredità. Il tipo si trasmette: un
tipo non è niente di estremo, non è un « caso fortunato »... Non
dipende da un destino speciale o « cattiva volontà » della natura,
ma semplicemente dal concetto di « tipo superiore »; il tipo supe-
riore presenta una complessità incomparabilmente più grande, —
un maggior numero di elementi coordinati : con ciò diventa anche
incomparabilmente più probabile la disgregazione. Il « genio » è
la macchina più sublime che vi sia; — quindi la più fragile.
Terza proposizione: l' addomesticazione (la « coltu-
ra ») dell'uomo non va molto a fondo... Dove essa va a fondo, si
ha subito la degenerazione (tipo: il Cristiano). L'uomo «selvag-
gio» (o, come si dice eticamente: l'uomo cattivo) è un ritorno
alla natura — e, in certo senso, la sua restaurazione, la sua gua-
rigione dalla «cultura»...
m .
Errori fondamentali dei biologi fino ad
oggi: non si tratta della specie, ma degli individui che
esplicalo un'azione più energica; (i molti sono soltanto un mezzo).
La vita non è adattamento di condizioni interne alle esterne,
ma volontà di potenza, che sottomette a sè ed incorpora dall'in-
terno sempre più di « esterno ». ^
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