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fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ecc. », che vuol fondare tutti i rapporti umani sulla reciprocità dell'
gire cosi che ogni azione sembri una specie di pagamento in cam-
bio di ciò che abbiamo ricevuto. La premessa qui manca di nobiltà
nel senso più profondo : qui si presuppone l' equivalenza dei
va 1 o r i delle a z i o r. i mie e tue; qui il vaJore pei-son^aJe di una
azione è semplicemente annullato (ciò che nulla può compensare
0 pagare — ). La reciprocità è una grande volgarità: proprio la con-
vinzione che quello che io faccio non potrebbe nè dovrebbe
essere fatto da un altro, che non può esserci equivalenza
(eccetto nella sfera scelta degli « uguali », inter pares) che, in
un senso più profondo non si rende mai, perchè si è qualcosa che
solo una volta è e solo una volta agisce, questa con-
vinzione fondamentale contiene la causa dell'i s o 1 a m e n t o a r i-
stocralico dalla folla, perchè la folla crede all'" uguaglian-
za» e conseguentemente alla compensazione e alla « reci-
procità ».
558.
Nota m a r g i n a 1 e a una maiseric anglaise.
« Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te ». Questo
vale come saggezza, come intelligenza, come ragione della morale,
come la « regola aurea ». John Stuard Mill (e quale inglese no?) cre-
do a questo!.... Ma tal precetto non resiste al minimo attacco. Il
calcolo : « non fair nulla di quello che non si deve fare a te » proi-
bisce azioni in grazia della loro conseguenza nociva; il pensiero
sottinteso è che ogni azione trova la sua ricompensa. Ma cosa
dire se uno col « Principe» in mano dicesse: « Bisogna proprio
fare quelle azioni affinchè altri non ci preceda, per metter gli altri
fuori della condizione di farle a noi ». D'altra parte pensiamo al
Còrso a cui il suo onore comanda la vendetta.
Anch'egli non desidera ricevere una palla di fucile in corpo:
ma la prospettiva di riceverla, la probabilità di una palla, non gli
impediscono di soddisfare il suo onore.... E in tutte le azioni digni-
tose non siamo intenzionalmente indifferenti a tutto ciò che ci può
accadere? Evitare un'azione che potesse avere conseguenze nocive,
per noi, sarebbe un proibirci ogni azione dignitosa, in generale.
Questo precetto è invece prezioso, perchè ci rivela un tipo di
uomo: in esso vien formulato l'istinto del gregge, — sia-
mo uguali, ci trattiamo da uguali: come io faccio a te, così tu a me.
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