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Incidentalmente: Si vuole la debolezza: perchè? Per lo più perchè si è necessariamente deboli.

L’indebolimento come compito. — Indebolimento delle brame, dei sentimenti di piacere e d’avversione, della volontà di potere, del sentimento d’orgoglio, della volontà di voler avere e di «volere aver di più»: l’indebolimento come umiltà, l’indebolimento come fede, l’indebolimento come riluttanza e vergogna per tutto ciò che è naturale, come negazione della vita, come malattia e debolezza abituale, l’indebolimento come rinunzia alla vendetta, all’opposizione, all’inimicizia, all’ira.

L’errore nella cura: non si vuol combattere la debolezza con un «système fortifiant», ma con una specie di giustificazione e col moralizzare cioè per mezzo di una interpretazione. Si scambiano due stati affatto diversi: per esempio la quiete della forza la quale è una astensione essenziale dalla reazione (il tipo degli dei che nulla commuove) e la quiete dell’esaurimento, la rigidità sino all’anestesia. Tutti i procedimenti filosofico-ascetici aspirano a quest’ultimo stato, ma di fatto credono di raggiungere il primo, poichè essi attribuiscono allo stato che hanno raggiunto i predicati che farebbero credere fosse stata raggiunta una condizione divina.


50.


Il malinteso più pericoloso. — C’è un’idea che non sembra prestarsi a nessuna confusione ed a nessun equivoco, l’idea dell’esaurimento. L’esaurimento può essere acquisito, può essere trasmesso per eredità: in entrambi i casi esso trasforma l’aspetto, il valore delle cose.

In opposizione a colui che dalla pienezza che egli rappresenta e sente, involontariamente dà una parte di sè alle cose e le vede più piene, più potenti, più ricche in avvenire, in opposizione a colui che in ogni modo può dare, colui che è esaurito rimpicciolisce e sfigura tutto ciò che egli vede; egli impoverisce il valore: è pericoloso....

Sembra che nessun sbaglio sia possibile intorno a questo punto; malgrado ciò la storia offre il fatto spaventevole che gli esauriti sono sempre stati confusi con quelli che possedevano la maggior pienezza e questi ultimi con i più pericolosi.

Chi è povero di vita, il debole, impoverisce ancora di più la vita; chi è ricco di vita, il forte, l’arricchisce. Il primo è un parassita del