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del fantastico in letteratura 23

alla stravaganza, ma pieni dappertutto di originalità, di sensibilità e di grazia, rinnovellano per i vecchi giorni della nostra decrepitezza le fresche e splendide illusioni della nostra culla. La loro lettura produce su un’anima stanca delle convulsioni d’agonia di guesti popoli inquieti dibattentisi contro una crisi inevitabile, l’effetto di un sonno sereno popolato da sogni allettanti che la cullano e la riposano. È la fontana di Gioventù dell’immaginazione.

In Francia, dove il fantastico è ora così screditato dagli arbitri supremi del gusto letterario, non era forse inutile cercare qual sia stata l’origine di esso, di segnarne di volo le principali epoche e di fissare a nomi abbastanza gloriosamente consacrati i titoli culminanti della sua genealogia. Ma io non ho tracciati che delle deboli linee della sua storia e mi guarderei bene dall’intraprenderne l’apologia contro gli animi dottamente prevenuti, che hanno abdicata alle prime impressioni della loro infanzia per trincerarsi in un ordine esclusivo di idee. Le questioni sul fantastico, sono esse stesse di dominio della fantasia. Dio mi guardi dal risvegliare per esse le miserabili dispute degli scolastici del secolo scorso, e di trasportare una querela teologica sul campo della letteratura, nell’interesse della grazia degli incantesimi e del libero arbitrio dello spirito! Ciò che oso sperare, si è che se la libertà di cui ci si parla, non è come ho temuto qualche volta, una ciurmeria di saltimbanchi, essa ha i suoi principali santuari nella credenza dell’uomo religioso e nell’immaginazione del poeta. Qual altro compenso prometterete voi a un’anima profondamente piagata dall’esperienza della vita; qual altro avvenire potrà ella prepararsi d’ora in poi nell’angoscia di tante speranze perdute, che le rivoluzioni si portano via, io lo chiedo a voi, uomini liberi, che vendete ai muratori il chiostro del cenobita, e che portate la zappa sotto l’eremitaggio del solitario ove egli s’era rifugiato accanto al nido dell’aquila l’Avete tanto da procurare ai fratelli che voi scacciate delle gioie che possano compensarli della perdita di un solo errore consolante, e vi credete abbastanza sicuri delle verità che fate pagare così care alle nazioni per istimare la loro arida amarezza al prezzo del dolce ed inoffensivo sogno del disgraziato che si riaddormenta sopra un sogno felice? Tuttavia, bisogna dirlo, tutto gode presso di voi d’una libertà senza limiti, quando non eia la coscienza ed il genio. Non sapete che fa vostra marcia trionfale attraverso le idee d’una generazione vinta, non ha però inviluppato il genere umano tanto che non rimangano intorno a voi degli uomini che hanno bisogno di occuparsi di tutt’altro che delle vostre teorie, ma d’eserci-