Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/162

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verse nazioni, che dominarono il Regno, ed in conseguenza questa città.

    non ebbe aperto il nuovo passaggio pel Capo delle tempeste. Solamente le industrie interne ebbero passaggiero favore sotto la prima Giovanna, che distribuì le arti e gli stranieri venuti ad esercitarle in varie strade, come abbiam notato favellando delle ampliazioni di Napoli a quella età.
       Il regno di Napoli riprese l’antico vigore sotto la stirpe Aragonese, la quale seppe ristorarlo ampiamente delle sofferte sciagure. Aboliva Alfonso i dazi imposti da Ladislao sopra i bestiami a pascolo, ordinò le terre del Tavoliere, fissò le condizioni a’ pasiori, la qualità e l’estensione del pascolo agli armenti, e statuì come un tribunale a parte per l’osservanza delle leggi e de’ regolamenti sulla pastorizia. Fece venire di Spagna le pecore gentili affidandole agli Abruzzesi, e così le ruvide lane s’ingentilirono, e sorsero fabbriche di pregio in Napoli, in Arpino, in Piedimonte d’Alife, in Morano, in Ascoli, in Aquila e in Teramo; così risorsero le arti della seta, ed invitati furono financo da Firenze, da Genova e da Venezia maestri di quelle, perchè nel regno venissero a ravvivarle. Furono fatti novelli ordinamenti, tolti i dazi all’entrata di tutto che a quelle manifatture bisognasse; e migliorò a segno quell’arte, che nel 1465 potè con un editto proibir la introduzìon de’ lavori stranieri, usando i napolitani, come furono usati dalla Corte e da’ Patrizi nelle pubbliche feste le sete e i velluti di Napoli. Sotto gli Aragonesi ebbe ciascun’arte un reggimento separato e distinto, moderato da consoli trascelti nell’arte medesima, che in ogni sabbato amministravano giustizia in tribunali che toglievano il nome dalla lana e dalla seta. Questa disciplina, per così dire, di civili legioni, sorta la prima volta nella mente di Luigi IX di Francia, ed imitata negli altri Stati, sebbene rappresentasse nelle sue forme l’età feudale e restringesse gli utili di quelle arti, pure serviva in certo modo a tutelare gli artefici, ed a stringere in un tale legame di famiglia gl’industriosi, sotto la vigilanza del governo.
       Abbiamo ricordato di sopra il nome degli Aragonesi, siccome uno de’ più cari a’ Napolitani per le scienze, le arti e le lettere da essi coltivate e protette; ora possiamo dire altrettanto delle in-