Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/182

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ne delle gabelle; ne’ donativi che fanno al Re; nell’elezione di coloro, che con titolo d’Eletto han da governa-

    ebbe mai a patire una vera invasione, difesa com’era da malagevolezza di sito, da saldissime mura, e perchè i successori di Alboino non furon valenti negli assedi, nè forniti di offese navali. Ond’ei può sicuramente affermarsi che, allorchè quasi tutte le genti di questa meridional parte d’Iialia degeneraron dalle antiche origini, gli abitaiori di essa mantennero per lungo tempo pura ed intera la prima indole greca.
       Dall’anno 568 in circa al 1130 Napoli conta un quaranta Duchi; ma i nomi di molti di essi poca importanza si hanno nella storia; oltrechè gli avvenimenti politici della loro età son nascosi dall’ignoranza in che tuttavia ci lamentiamo esser lasciati dagli autori antichi, i quali se assai ristrettivi si mostrano nelle ragioni pubbliche e civili de’ tempi, molto frequentemente l’importunano con prolissi racconti di straordinari e mirabili effetti di superstiziosa natura. Laonde non paia difetto se toccando di essi Duchi, diciam solo a’ quanto diffusamente di quelli che più importanza hanno nella storia della città.
       Nel secolo VI trovasi notizia di tre soli Duchi; il primo de’ quali detto ancor giudice di Napoli, fu Scolastico al tempo della irruzione de’ Longobardi; di lui fa cenno in una lettera Gregorio Magno al 568, e s’ignora come deponesse la sua dignità, nè sappiamo delle sue imprese. Se non che narra un’antica tradizione, che al tempo di lui un’orda di barbari assaltò con grande impeto la città dal lato di mare. I Napolitani furon colti in quel che meno sel pensavano; onde non poterono resistere alla furia degli assalitori, i quali corsero menando rapina ed uccisioni sin oltre il Foro augustale. Ma qui venne incontro di costoro il Santo Vescovo Agnello, tenendo in mano lo stendardo della Croce. Il venerando aspetto e la maestà delle sue parole contennero la baldanza de’ barbari, e dettero animo al popolo; che, irrompendo a furore da tutte le vie, si gittò disperatamente alla difesa della città. Si ottenne piena vittoria, ed in segno di trionfo si volle ribadire un chiodo ad eterna memoria in quel luogo della città dove eran giunti i Longobardi, che alcuni hanno erroneamente confuso co’ Saracini. Dopo di Scolastico nell’anno 592 Gadescalco, nominato ancora maestro dei