Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/129

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nostro protettore, allora vivente, furono con gran stragge

    vi confortò. Bene i tempi eran mutati; gli studi filologici avean tra noi progredito, si cominciava, benchè tardi, a conoscer le opere d’Italia e d’oltremonti, e le varie discipline pur finalmente si riaccostavano. I principali giureconsulti erano a un tempo versatissimi nelle scienze e nelle lingue e nelle istorie; anzi alcun tra loro, come Domenico Aulisio fu veramente un miracolo di sapere. Sicchè, per i conforti dell’Andrea e pel natural progresso delle cose, l’erudizione e le lettere ristorarono la giurisprudenza, e guari non andò che apparvero stupende opere di critica e di storica interpetrazione, ammirate poi da tutta Europa. Tale fu quella delle origini del dritto civile di Gianvincenzo Gravina, il quale fu il primo a rappresentar congiuntamenie e nell’istoria tutta la romana legislazione e la giurisprudenza, e a volerne indagar l’indole con la scorta di finissima critica e della filosofia.
       Se pure que’ grandi avvenimenti che furon termine al medio evo e principio alle novelle età non avesser destato le menti e condotto il progresso della filosofia, in certo modo sarebbe stato anche fatto solo da’ libri dagli antichi e degli studi filologici che ne furon promossi. Quelle faconde opere dovean prima discostar gli animi dalle vane sottilità delle scuole e dalle simmetriche deduzioni, dipoi fastidirneli e addestrarli all’induzion platonica, che finalmente dovea vincer tutto. Conosciuto il vero Aristotele, ne fu tosto assalito quel delle scuole, e conosciuto Platone e gli altri greci filosofi, era pur forza che rinascesse con quello l’antica lotta. Così parecchi de’ nostri, sin dal cadere del quattrocento, passaron dalla scolastica alla filosofia d’Aristotele, ed alcuni anche alla platonica: gli aristotelici, come gli altri d’Italia, spartironsi nelle due famose scuole degli alessandristi e degli averroisti, e fra questi ebbe grido Marcantonio Zimara, fra quelli, Simon Porta, discepolo al Pomponazzi, Agostino Nifo e ultimamente Lucilio Vanini. A ogni modo, Aristotele tenne sempre il campo, e solo dominò al mancar dei platonici per il fine dell’accademia fiorentina. Pur nel medesimo secolo se gli dovea dare i più forti assalti; e questa gloria era riserbata a’ Napolitani, che, pria di tacere, datisi i primi a filosofar da sè stessi e a compor nuovi sistemi, fecero combattendo principio alla nuova filosofìa, o s’altro non fosse, le disimpediron