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modalmente accorrere dalla Provincia a quelle riparazioni che dal Cangiano si sono progettate; le quali, secondo lo stesso Ingegnere assicura, non serviranno che ad allontanare alquanto l’infausto destino, che attende gli sventurati Castellani, che non posson schivare la catastrofe che li minaccia, per cui debbono assolutamente esser costretti ad abbandonare i patrii lari e cercare un asilo in quelle vicinanze, onde non perdersi la loro industria tanto utile per essi stessi e per gli altri. Simili operazioni però non possonsi ottenere senza il soccorso del nostro paterno Governo, ed è perciò che mi trovo averne fatta la propsta a S. E. il Ministro dell’Interno, e spero che voglia dalla Clemenza Sovrana essere esaudita. Ma intanto credo necessario che il Consiglio Generale, prendendo il dovuto interesse alla cosa, unisca alle mie anche le sue fervide suppliche al Trono a prò di quei disgraziati abitanti.
Ora l’Eccellentissimo degli Affari Interni, colla sua venerata ministeriale de’ 25 spirante aprile, giustificando i miei vaticinii sull’interessamento che preso avrebbe nella circostanza, ha dimostrato la sua piena soddisfazione pel distinto dettaglio fattogli sul tristo avvenimento, ed assicura aver tosto rimesso il progetto dell’Ingegnere Cangiano all’esame della Direzione Generale, per esser subito discusso. Conviene poi completamente della necessità di riedificarsi altrove Castelli, e che andrebbe tutto a rassegnare all’Augusto nostro Monarca, per implorarne le dovute grazie.»
C.
Incitamenti fatti dal Marchese di Spaccaforno al Consiglio Provinciale, perchè provvedesse alla salute dell’infelice Castelli.
«Fora però laudabile impresa del Consigli, e sopra modo importante, il veder via o da salvare primamente quello sciagurato paese dai continui dirupamenti che ne rendono incerta e precaria l’esistenza, oppure far sì che sia riedificato su d'una landa propinqua. Senza di che sarebbe ogni spesa perduta, nel fine di
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