Pagina:Notizie storiche e statistiche intorno alla biblioteca Forteguerri di Pistoia.djvu/14

Da Wikisource.

— 8 —

Riassumendo adunque la situazione presente, siccome per i soli volumi da collocarsi abbisognano M.i 40,15; e di M.i disponibili non ve ne sono più di 35,60; ne mancano dunque 4,55.

Vien fatta quindi naturalmente la domanda: come si provvederà per l’acquisto di nuovi libri, quando manca il posto al presente, nè vi sarà modo di trovarlo in seguito? A questa domanda sentiamo il dovere di rispondere brevemente e semplicemente, come sono semplici e brevi i termini della questione. Nella I Sala, che è la più grande, non è possibile acquistare altro spazio, sia per la struttura degli scaffali, sia per il sesto de’ libri che vi sono collocati. Nella II, la Galleria, non è prudenza caricare col peso morto di banchi, scaffali e libri la volta del portico sottostante. La III è piena zeppa. I provvedimenti dunque da prendersi, inevitabilmente, o prima o poi, non sono, e non posson essere altro che due; o trasportare la Biblioteca in altro Locale, o trasportarvi il Liceo. Così come stanno le cose al presente, è un fatto che la Biblioteca e il Liceo si trovano entrambi in disagio, si può anche dire che si danneggiano scambievolmente, contendendosi lo spazio, che è insufficiente all’una e all’altro. Ma, trasportare la Biblioteca in altro locale importerebbe una spesa considerevole, per causa, non foss’altro, della scaffalatura, la quale non è asportabile, essendo costruita la maggior parte nelle Sale stesse che occupa; il che vuol dire che non passerebbe nè dagli usci, nè dalle finestre senza ridurla uno sfasciume. Trasportare altrove il Liceo vorrebbe dire separare due parti dello stesso Istituto, due membri dello stesso corpo, che sono nati insieme, che sono stati sempre uniti sotto una direzione ed amministrazione omogenea, e che non potrebbero continuare a funzionar regolarmente stando separati e lontani.

Sarà dunque chiusa ogni via per risolvere tale problema? Non possiamo nè vogliamo crederlo. Questo solo diciamo, che tali, e non altri, sono i termini della questione in sè e per sè considerata. Al resto provideant consules.