Pagina:Notizie sulla vita del conte Pietro Verri.djvu/62

Da Wikisource.

> 58 <

Carlo ed Alessandro si distinsero pur essi nella carriera delle lettere. Il primo, illuminato agronomo, pubblicò non ha molto due utili Saggi su la coltura dei gelsi e delle viti; il secondo, oltre molti Discorsi inseriti nel foglio periodico del Caffè, scrisse le Avventure della poetessa Saffo, la nota tragedia della congiura di Milano contro Galeazzo Sforza1 e le Notti Romane al sepolcro de’ Scipioni, che gli ottennero una meritata celebrità per tutta l’Europa.

Fu ascritto a varie Accademie, e specialmente

    per il sistema di vita che gli piacque di seguire, trapassò sconosciuto nella repubblica letteraria, e morì in Como nel 1818. Da due anni egli era stato preceduto dal cav. Alessandro, che nell’ultimo stadio del viver suo accrebbe la bella fama che già si avea acquistato, e la di cui intimità col maggiore fratello si mantenne sempre inalterabile. Il conte Carlo, che oltre di essere buon agronomo, era intelligente nelle belle arti, dopo di essere stato Prefetto dipartimentale, Consigliere di Stato e Senatore, morì nel 1823 Presidente emerito della Reggenza provvisoria di Governo, eretta in Milano tra gli eccessi impuniti che precorsero la cessazione del Regno d’Italia.

  1. Essa è detta da Pietro Verri, “tragedia di sentimenti grandi, arditi, liberi; piena di lezioni utili ai principi, utili ai sudditi; che ci rappresenta la tirannia co’ suoi tratti odiosi, il fanatismo pericoloso, quand’anche nasca da nobili principi; che interessa e sviluppa un’azione che è la sola della nostra storia posta sul teatro, e la presenta col costume de’ tempi, tragedia che sgomenta le anime gracili e scuote deliziosamente le energiche„. Storia di Milano tomo II, pag. 64 della prima edizione milanese.