Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/27

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Zefiro torna, e spira
Sotto l’ardenti tue dolci fiammelle,
Movendo l’erbe e i fiori in ciascun lato:
Amor torna e martira
Con le spietate tue crude facelle
Il mio cor impiagato:
Deh perchè non tormenta
Quell’empia donna, al mio morir intenta,
In lei sì ch’ella il senta,
Destando gli amorosi spiritelli,
Come l’aura soave i fior novelli?
Già nelle ombrose valli
Dagli ahi monti mormorando scende
La neve, volta dal tuo caldo raggio
In liquidi cristalli;
Perchè pietà del foco che m’incende,
Da l’uno e l’altro raggio
Del volto altero e divo,
Per cui di me medesmo in odio vivo,
Non mando fuori un rivo
Di pianto, ch’ammolisca il duro petto
Solo dell’alma mia dolce ricetto?
All’apparir dell’alba
Degli augelletii accende il dolce canto
Nei leggiadretli cori amoros’esca:
Lasso! quando s’inalba,