Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/39

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non men ch’ogni mio importantissimo fatto, nel cuor mio starà sepolta: nemmen cara mi sarete voi, facendomi ora grazia dello amor vostro, come se prima fatto l’aveste, tanto è l’amore che io vi porto e il desiderio che io ho di vivere e morir vostro. Non siete voi, anima mia, certa e chiara della fede e amor mìo? non avete voi veduta la costanza e pazienza mia? non sono io così degno di voi come colui per lo quale qui vi conduceste? Per certo non dovete negare di darmi una sol volta almeno quello, che tante e tante volte cogli atti e sguardi vostri dolcemente mi prometteste: e negandolomi indubitamente sarete cagione della morte mia, la qual se non per altro, almeno vi dovrebbe dolere, perciocchè perdendomi, pur perderete uno che più assai che se stesso vi ama. E chi sa che ancora col tempo questa vostra ostinata e dura voglia non abbia a mutarsi e ad intenerirsi in maniera che dalla coscienza compunta, abbiate a dire: veramente feci torto a Dioneo, e a desiderare di contentarmi ad ora che non potrete. Dunque, sola speranza dell’anima mia, prendavi pietà di me; e così dicendo le volle gettare le braccia al collo e baciarla, ma ella ritrosa e sdegnosa non volle che egli