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Pagina:Novelle (Vettori).djvu/30

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NOVELLA SESTA


Era alla Corte dell’Imperatore (Massimiliano I) un certo milanese chiamato Franceschino che diceva di negoziare per il Signor di Pesaro, tristo al possibile, dispettoso e baro. Costui avea fatto in modo con suoi giuochi e barerie, che aveva ragunato scudi 1200 e gli aveva messi insieme in un legato di canovaccio, e gli teneva nella stanza dove stava in una sua bolgetta; e perchè era vano e leggieri, come si trovava con altri Italiani parlava di que’ suoi denari, ed essendo stato scoperto baro non era alcuno che volesse più giuocar seco. Era allora in Meming (dove si trovava l’Imperatore) un veneziano detto Polo, il quale era stato servitore di messer Vincenzio Quirino oratore veneziano, ed innamoratosi di una tedesca era rimasto quivi, ed essendo povero, ed avendo più volte udito dire a Franceschino che aveva questi denari, e che si voleva partire perchè gli consumava non trovando più con chi giuocare, cominciò a stare spesso intorno a detto Franceschino, e trarseli di testa, lodarlo, accompagnarlo, e perchè il servitore suo era partito, a servirlo; tanto che a poco a poco Franceschino gli pose amore, e si fidava di