Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/61

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All’udire queste parole Cun-niang rispose piangendo alla zia: «Io fui la causa della sventura caduta sulla famiglia Cin: io fui la rovina loro. Se io rompessi la fede promessa al figlio dei Cin, e mi maritassi con altri, mi renderei colpevole d’ingratitudine e slealtà. No, cara zia; se voi mi amate, tenetemi di buon grado in casa vostra, e lasciate che conservi il mio cuore a lui, fino a che la fortuna lo riconduca di nuovo in seno alla famiglia. Che se qualche disgrazia dovesse succedergli, credetelo, io resterò fedele alla sua memoria per tutta la vita, e non romperò giammai i legami, coi quali la provvidenza avea congiunti i nostri cuori. Se voi mi promettete sposa ad altr’uomo, io preferirò di morire piuttosto che sottomettermi all’altrui volontà.»

La zia udendo tanta virtù e tanta costanza, non tenne di ciò più parola con la fanciulla; la quale continuò a stare in casa di lei, ma tanto ritirata e nascosta nelle sue stanze, che non usciva mai d’un passo fuor della porta; di modo che quasi nessuno aveva occasione mai di vederla in faccia.

Ora avvenne che, andando a questo modo le cose, il decimo mese di quell’anno i pirati, che infestavano le coste di Canton, presa terra, sollevarono grandi turbolenze nel paese. Un grosso esercito d’insorti si avvicinò alla città di Cao-king-fu, e gli abitanti, per aver salva la vita, abbandonarono le loro case e fuggirono, lasciando la città in balia degl’insorti. Cun-niang e la zia, anch’esse seguirono l’esempio degli altri, e si rifugiarono in un luogo molto lontano di la. Non prima dell’anno seguente si giunse a frenare l’impeto della rivolta, e a costringere i pirati ad abbandonare i paesi da loro occupati. Gli abitanti allora ritornarono alle loro case e ai loro campi, e con gli altri le due donne. Ma ahimè! tutto era stato messo a sacco e a fuoco: non una casa, non un pubblico edificio rispettato; non una capanna sola rimaneva in piedi nella desolata città: e le misere donne dovettero andarsene ad abitare una povera e rovinata casupola, ch’era in vicinanza ad una stazione di posta.

Un mese dopo il triste avvenimento, il figlio d’un magistrato, per nome Hoang-kuang, viaggiando a cavallo giunse nella