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Così un mese durò, così due, contenta e spossata della sua resistenza. Ma troppo rozzi erano que’ battaglieri; troppo era lunga la lontananza; troppo lusinghevoli i Trovadori. Una volta Ermellina s’affacciò alle dipinte vetriate del balcone — guai, o fanciulle, al primo passo! - un’altra le aperse; poi vi dimorò alquanto: la sera seguente uscì sul verone al discoperto: che più? discese alla porticella di soccorso che riesce sul lago, e tolse dentro l’amoroso. — Sentenziatela voi, leggiadre donne, che per prova intendete amore.
Da quella, che sere avventurate! Delizie sempre eguali e sempre diverse; cento cose a dire e cento volte replicare le stesse; e un’ebbrezza crescente più l’un dì che l’altro, e più l’un dì che l’altro indugiato il momento del distacco. Nè più fantasie di guerra o sventure di innamorati insegna il Trovatore alla laguna: ma dolcezze e festività e il giocondo spettacolo della bellezza, e i voluttuosi baci delle colombe, e i tripudj delle corti bandite e delle gare d’amore.
Si perigliavano intanto i guerrieri di Brianza nelle fraterne battaglie: al biscione de’ Viscontei soccombeva la croce dei Guelfi, che, invano benedetti, andavano di rotta in rotta, di fuga in fuga: sicchè di là del lago di Brivio, diffusi per bande tra le gole della val San Martino, avventavansi ad ora ad ora nel ferro, e con inclite prove facevano a Barnabò amara la vittoria, se dovette comprarla col sangue d’Ambrogio suo figliuolo.
Ma quei tumulti che fanno a Tibaldo, ad Ermellina? oh la gioja loro, oh i loro affanni non pendono dall’evento delle battaglie fraterne. La deli-