Pagina:Novelle lombarde.djvu/221

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steria, il quale, oltre lo scapito dell’anima, vi fa tenere per amici i discoli e i beoni, ed oltraggiare quelli che più meritano rispetto ed amore: istupidisce la mente, logora il corpo, anticipa la vecchiaja, una vecchiaja disprezzata, che fra i vilipendj e gli scherni trascina innanzi tempo a finire la vita, se pure si può chiamare vita quella vergognosa vegetazione.

Tita cominciò a far l’uomo posato; e starsi in casa. Oh! la casa ha una tale attrattiva in sè, che chi la gusta da vero una volta, non se ne svia mai più. Tornò affezionato al mestiero, tornò alla parsimonia, tornò alla quiete: e temperante, e assennato, stette colla moglie al bene e al male che occorre nella vita: bene che tanto s’accresce, male che s’allevia tanto allorchè si divida con una buona compagna. Egli stesso confessa che, se qualche volta (per usare la sua espressione) il diavolo lo tenta per tirarlo alle pratiche vecchie, non ha rimedio migliore che ricordarsi i pugni dati a sua moglie.

La Laurina, lieta quanto si può dire, non rifina di ringraziare la Madonna. Alla nuova stagione, eccola ricomparire alla filanda con un bambino in collo: ricomparire festiva e vivace come quando era da marito, e discorrere e canterellare.

Se mai v’accade di passare per quella borgatina, lì sul canto dello sdrucciolo a mancina, per cui dalla strada maestra s’esce ai campi, v’occorrerà alla vista una botteguccia raccoltina, nella quale una donna siede a girar un aspo, mentre un fantolino appena divezzato va baloccandosi sul pavimento coi ritagli di panno che cascano da una tavola, sulla