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Pagina:Novelle lombarde.djvu/95

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ciarono a menare alcun amico, e amici n’han sempre di molti i signori, massime d’autunno: qualche ricco che là intorno villeggiava, per curiosità per passatempo volle vederla. I contadini rimangono in quel tempo disposti all’allegria dalle miti sere e dai ventilati mattini succedenti alle eterne giornate, sudate sotto la sferza della canicola, dal vedere indorato il granoturco e colorita la vendemmia. Se vi aggiungete le memorie della libertà ricuperata e, cosa non meno importante, della merenda goduta, facilmente intenderete perchè vi traevano volentieri, quando anche non vi dicessi che don Alessandro continuò a pagare a Cipriano due zecchini, perchè distribuisse quattro brente del buono. Con così poco i ricchi possono farsi voler bene! Morto poi quel signore, per non ismettere la buona usanza, gli accorrenti portarono con sè da merendare e da bere una volta, ovvero dei bravi quattrini, coi quali, mentre pagavano il fiasco a Cipriano, questi, già grave d’anni e padre di figli che aveano figli, coll’aria d’importanza propria dei suoi confratelli, diceva loro: — Ecco; finchè visse quel buon signore, si bagnava il becco con meglio che dell’acqua, e gratis et amore Dei, e questi erano tanti risparmiati. Ma dei signori buoni non se ne trova uno ad ogni uscio. Eh tu, Matteo, non puoi aver idea di quel diavolo a quattro; tu eri ancora a balia. Ma voi, Cosmo, che, poco su poco giù, siete del mio tempo, dovete serbarne memoria, eh?» E trovava tutto il suo pascolo quando, messo in mezzo da una ventina di villani, non meno vogliosi d’udire che essa di narrare, poteva ripetere punto per punto l’istoria, mostrar la vite, che ormai rin-