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156 | novelle rusticane |
levarmela di bocca col pane che mi mangio. Mio padre è un povero camparo, che vive alle spalle del padrone; e nessuno vorrà togliersi addosso il peso della moglie senza dote.
Ella aveva però la nuca bianca, come l’hanno le rosse; e mentre teneva il capo chino, con tutti quei pensieri dentro, il sole le indorava dietro alle orecchie i capelli color d’oro, e le guance che ci avevano la peluria fine come le pesche; e Santo le guardava gli occhi celesti come il fiore del lino, e il petto che gli riempiva il busto, e faceva l’onda al par del seminato. — Non vi angustiate, comare Nena — gli diceva. — Mariti non ve ne mancheranno.
Ella scrollava il capo per dir di no; e gli orecchini rossi che sembravano di corallo, gli accarezzavano le guance. — No, no, compare Santo. Lo so che non son bella, e che non mi vuol nessuno.
— Guardate! — disse lui a un tratto, chè gli veniva quell’idea. — Guardate come sono i pareri!... E’ dicono che i capelli rossi sieno