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novella lvi. 97

lando, con uno spadone rugginente in mano, il quale, quasi fosse quivi apparito per difendere la signora che avea sentita garrire, fece arricciare tutti i peli del corpo al giovane, e fra le bestemmie e le minacce volle fino alla borsa, non che tutto il midollo di quella.


LVI.


Il Mantello rapito.


L’uomo non avrà un pensiero che lo molesti; tutte le cose sue saranno andate con buona riuscita quel giorno; si starà lieto e contento, ed eccoti che fortuna gli si avventa con una inaspettata novità, e gli dà un travaglio. Tutto al mondo è movimento: stasera tramonta il sole, domani leva; variazione hanno le stelle, le stagioni, l’acqua; la terra ora verde, ora arida; l’uomo in un punto è agnello, in un altro lupo; ora tu lo vedi tutto amore; di qua ad un momento è tutto dispetto: oggi spende e sparnazza il suo, e pecca in prodigo, domani si pente, e si metterebbe i danari sotto la pelle: in breve, tutto è movimento, e fortuna è come le altre cose; e però chi la dipinge sopra una ruota, chi sopra una palla che gira con una vela in mano. Jeri sera, alle tre ore, si stavano quattro buoni amici, tre giovani e un vecchio, in una bottega da caffè, cianciando, come si fa in quei luoghi, senza un pensiero al mondo. Quando eccoti apparire in essa tutta sbigottita una femmina, a cui batteva il cuore come alla colomba inseguita dallo sparviere: guardavasi indietro, era pallida in viso, le labbra le borbottavano, gli occhi non le potevano star saldi in capo. Le domandano gli amici, Che ha? risponde che l’era stata mandata dalla padrona sua a cercare di una levatrice, accompagnata da un religioso; ma che venendo perseguitata da tre uomini con molta importunità, il compagno suo si era per paura fuggito, ed ella, sola rimasa, non sapea più che farsi e che moriva di spavento. La ristorarono gli amici con