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novella v. 225

onde il Califfo, che cominciava in suo cuore a sospettare di avernela a ritrovar crudele, quantunque fosse presuntuoso e si fidasse di sè, palesò il segreto dell’amor suo e le opposizioni che gli si attraversavano, alla principessa sua sorella.

Abaza, che così chiamavasi la sorella del Califfo, domandò di conoscere quell’orgogliosa bellezza che facea resistenza al padrone; ed al primo vederla non potè far sì, che non si sentisse internamente interessata per cotesta afflitta giovane che nell’aspetto tanta bontà ed ingenuità manifestava.

La principessa, che compassionevole era, si accorse di subito che il cuore di Zeineb non era in libertà, e le piacque di vedernela fedele a tal punto, che anteponesse un amante oscuro ad un principe grande, divenuto suo signore. Divennero le due giovani fra poco tempo amiche; ma non tanto però, che Zeineb si lasciasse uscire di bocca mai il segreto. Abaza, che cominciava a vedere la verità, diè per consiglio al fratello che non le usasse violenza veruna, dicendogli essere il tempo unico rimedio a quel male, da cui trovavasi Zeineb travagliata.

Se grande era la sventura che sopportava la giovane, non meno era degno di compassione il suo sfortunato amante da lei disgiunto, il quale non sapea che fosse di quella ch’era da lui amata più della sua vita. Pieno di maraviglia e quasi stupido nel giorno fatale, in cui vennero separati, per la partenza di lei, l’avea lungamente aspettata con ismania e viva impazienza; finchè oggimai disperato di più avernela a rivedere, desiderò di non più rimanere in vita. Indi a non molti dì la violenta disperazione divenne abbattimento di animo e mancamento abituato di forze: portava il suo dolore dipinto nella faccia, il quale di giorno in giorno faceasi più forte. Non meno di lui n’era dolente il padre, e già ad ogni momento credea di averne a rimaner privo: invano attese a quel giovamento che sperava dall’andare del tempo. Gli parea già di vedere con ispavento, che dolore e mancanza di spi-