Pagina:Novellette e racconti.djvu/258

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248 novella xi.

piedi colui che avea mandato a liberarla. Che hai tu fatto, gli disse, di colei che io ti avea affidata? Il diavolo porti te e lei, rispose l’infelice marito: mia moglie era colei che fu sedotta da te, ed ella è quella che delle sue colpe e delle tue fa gastigar me. Dopo questa vampa di collera narrò all’amatore, piangendo, come egli avea in casa di lui trovata la moglie; e poichè s’ebbon detto un monte di villanie l’un l’altro, presero il partito di perdonarsi vicendevolmente e di sofferire la prigionia insieme.


XI.


Il Cieco ammogliato.


Un abitante ricchissimo di Tauris avea una figliuola, alla quale portava grande amore; ma ella era così contraffatta, che il padre suo solo potea comportarne la bruttezza. Volendo costui accasarla, immaginò di darla per moglie ad un cieco, sperando che non potendola vedere, non avrebbe avuta in dispregio la moglie. E nel vero Umer, che così avea nome il marito, visse in perfetta concordia con lei. Di là a poco tempo giunse a Tauris un famoso medico, il quale diceasi che avea renduta la vista ad infinite persone. Venendo perciò stimolato il suocero, condurvi il genero: Oh, questo non farò già io, rispose: s’egli restituisce la vista al genero mio, il genero mio mi rimanderebbe subito la figliuola a casa.


XII.


Bella risposta data da un Visir ad un Sultano, il quale si era mirato attentamente allo specchio.


Il sultano Maamud avea al suo nascere arrecato in cuore al mondo il germe della virtù; ma salito al trono nella più fresca giovinezza, aveva,come parecchi altri principi, preso gran piacere del sentirsi adulare. Veniva continuamente nominato lume del mondo,