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256 novella xvi.


XVI.


Gratitudine particolare e sentimenti di generosità fra due Signori arabi.


Alì-Obu-Abbas, favorito del Califfo Mamun1 e luogotenente di governo sotto il regno di questo principe, narra con queste parole una storia a lui accaduta.

Io era un giorno appresso il Califfo in tempo che vi fu condotto un giovane legato le mani ed i piedi. Mamun mi commise che io guardassi a vista cotesto prigione, e che nella vegnente mattina glielo conducessi innanzi. Parvemi il Califfo pieno di sdegno: il timore di andare io stesso soggetto alla sua collera mi fe’ venire in mente il partito di chiudere il prigioniero nel mio serraglio, come luogo più sicuro della mia casa.

Gli domandai qual fosse la sua patria: risposemi che era nato a Damasco, e che dimorava nella contrada della moschea maggiore. Versi il cielo, io

  1. Mamun, figlio del Califfo Arun Arrachid: il suo nome’è celebre per l’Oriente, ed è tenuto pel maggior principe della casa degli Abassidi. Regnò vent’anni e mesi otto. Era gran capitano, pieno di mansuetudine e liberissimo oltre ogni misura; ma la cosa che più rese immortale il nome di lui, fu l’amor suo alle belle lettere: egli era versatissimo in ogni qualità di scienza, e massime in filosofia ed astronomia. Questi è quel principe che fece traslatare in arabo le migliori opere greche, ed ispirò nella sua nazione il gusto delle scienze, nelle quali poco stette ad uguagliarsi a’ Greci, suoi primi maestri.
         I dottori maomettani lo biasimarono d’avere introdotta la filosofia e le altre scienze speculative, dachè gli Arabi de’ suoi tempi non erano accostumati a leggere altri libri, che quelli della loro religione. Questo principe favoriva gli uomini dotti di ogni religione ugualmente.