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44 NOVELLA XXV.


Un Piovano qui di Venezia andò nell’estate passata a visitare un altro Piovano amico suo sulla Brenta, alquanto fra terra, e statosi quivi con esso due dì, gli disse la sera, che la vegnente mattina dovea per li fatti suoi ritornare a Venezia. L’amico lo pregò che non si partisse da lui; egli dicea che non potea arrestarsi; e dopo alquante cerimonie, come si fu, disse il piovano albergatore: Or bene, poichè avete così deliberato, valetevi di un mio cavallo che sarà al servigio vostro; e voltosi al suo famiglio, gli disse: Dà la biada al morello e fa che domattina sia sellato prima del levar del sole. E voi, voltosi al piovano, andatevi con Dio, raccomandate il caval mio all’oste di Fusina, che lo conosce, che io lo manderò a prendere in sul fresco della sera. Toccansi i due piovani la mano, si baciano in fronte, vanno a letto; buona notte. La mattina per tempissimo levasi il viaggiatore, che appena spuntava l’alba, trova il cavallo abbeverato e colla sella, mette il piede nella staffa, monta, dà il beveraggio al famiglio, e via. Non avea appena fatto mezzo miglio di un trottone che lo facea cavalcare sbilanciato or di qua, or di là, tanto la bestia andava per dispetto, che tutto ad un tratto il cavallaccio si arresta duro come un pilastro, nè per iscuotere la briglia, nè per minacce di voce, nè per battiture si movea punto, sicchè parea murato. Se non che, dopo un lungo affanno, incominciò a camminare come i gamberi. Il cavalcatore si dispera, e il bestione indietro: lo ferma, lo accarezza; tutto è peggio, e quando si movea, andava pel verso della coda. Spuntava quasi il sole, e il religioso non sapea più che farsi, quando egli vede passare colà due villani con due paja di buoi aggiogati che andavano coll’erpice per erpicare un campo seminato: smonta dalla maledetta bestia e gli chiama a sè e dice: Fratelli miei, questo animalaccio è restio, e a mio dispetto vuole andare indietro; io ho intenzione di appagarlo: voi ne avrete da me quattro lire se farete a mio modo; e disse quel che volea. I due villani spiccano i quattro buoi dell’erpice,