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NOVELLA XXXI. 55

XXXI.


Il Correttore collerico.


In una città non molto di qua lontana è avvenuto a’ giorni passati questo caso. Un certo vecchio di pochissime forze, ma collerico di temperamento, avea trovato alloggio in casa di un barbiere suo amico, dove teneva uno stanzino a posta sua e vi dormiva la notte. Il barbiere avea moglie, e come avviene nei maritaggi, aveano il marito e la femmina spesso di che borbottare insieme, e quasi non passava giorno che non fossero insieme a parole, e quistionavano sì ad alta voce, che il vecchio ne perdeva la pazienza. Onde entrando spesso egli per terzo a cagione di pacificarli, aggiungeva alle due voci la sua, e facevasi un romore, che tutta la vicinanza ne era assordata. Spiaceva soprattutto al vecchio che non lo lasciassero dormire, e che, quando appunto avea appoggiati gli occhi sul capezzale, incominciasse la musica; e più volte gli avea ammoniti che gridassero in altro tempo, se pur voleano, ma che al tempo del dormire rimettessero le querele alla mattina vegnente. Avvenne per caso che, andato egli una sera a letto, entrò la discordia nel matrimonio, e si diede principio alla zolfa, la quale andò tant’oltre, che il marito prese pe’ capelli la femmina, e si diede a menare una mano con tanta furia, che la poveretta, non sapendo che altro farsi, si diede a chiamare il vecchio, pregandolo per carità che le salvasse la vita. Il vecchio, uscito di camera fra il vegliare e il dormire, contra la usanza sua, ch’era quella del gridare anch’egli, incominciò con due o tre pacifiche parole ad esortare il marito alla pace; ma intanto, tenendo un coltello nudo in mano, gli diede freddo freddo tale una coltellata, che il meschino basì sul fatto e cadde morto. La donna atterrita uscì di casa; e il vecchio, come se nulla avesse, ritornò al letto suo, e in quel profondo silenzio si dormì tutta la