Pagina:Nuovi poemetti.djvu/128

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112 la mietitura



ii


Nè lavorato avevo a fondo: a fondo
avevo sì, ma pel granturco d’anno.
19Il grano è meglio, e però vien secondo.

Sta pago il grano a quello che gli dànno.
Vuol sì la terra trita, ma non trita
22tanto, che, anzi, gli sarebbe a danno.

Non diedi al grano che mi dà la vita,
nemmeno il concio. Poco o nulla e’ chiede
25per far la spiga bella e ben granita.

Gli basta un po’ del troppo che si diede
al formentone, che scialacqua e, grande
28com’è, non pensa al piccoletto erede.

Ad ogni acquata egli s’inalza e spande,
si sogna d’essere albero, fa vanti
31e sfoggi, e vuole intorno a sè ghirlande

di zucche e di fagioli rampicanti...


iii


Dov’e’ lasciò, grossi, pel fuoco, i gambi,
io questo grano seminai; non fitto;
35e un sol governo valse per entrambi.