Pagina:Nuovi poemetti.djvu/219

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

pietole 203

era la cuna: fiori d’ulivella,
timbra e serpillo che lontano odora,
e di viole scese a bere al fonte,
85al fonte che scivola molle e va;


vi


ritorni al luogo, donde già vedesti
passar cacciato dalle sue maggesi
il contadino; che annestati i peri,
piantato vigna, seminato il grano
90avea per altri, e che non più, tornando
al regno suo cinto di siepe viva,
alla sua reggia dal colmigno a piote,
vedrebbe ormai, che qualche grama spiga:
passava avendo siepe e campi in cuore,
95e l’abituro, e si parava innanzi
poche sue capre, e ne traeva a mano
una che addietro si volgea belando;
chè avea lasciato due gemelli addietro
ah! su la ghiara: ed il pastore andava;
100ed era l’ora del ritorno a casa
e della cena; e dai tuguri il fumo
salìa nella crescente oscurità.


vii


Virgilio, e tu, di tra i pastori uscito,
vedesti intorno lo squallor dei campi