Pagina:Nuovi poemetti.djvu/221

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pietole 205

Sul tremolante rosseggiar dell’onde,
130nere venìan le navi. E c’era a poppa
d’una un gran vecchio che libava il vino,
con gli occhi al cielo. Ed in un verde prato
pascean, drizzando ad or ad or le orecchie,
quattro cavalli d’un candor di neve.
135Italia! E il mare col sussurro eterno
montava su, ridiscendeva giù...


ix


O madre grande d’ogni messe, o grande
madre d’eroi! D’oro e d’incenso abbondi,
nessuna terra è più di lei ferace.
140Qui piene spighe, qui rigoglio d’uve,
qui pingui ulivi, qui fecondi armenti.
Il bel cavallo qui le zampe al trotto
scambia a test’alta; qui con lenta possa
muovono i bianchi bovi trionfali.
145Pascon, la guerra e la vittoria, insieme!
Qui tiepide aure e il fiore d’ogni mese.
Eppur non tigri, non leoni, o l’erba
che buona sembra a cogliere, che uccide;
nè il serpe striscia in terra lungo, e s’alza
150ravvolto a spire... E quanta opera d’uomo!
Quante massiccie acropoli sui monti!
E quanti fiumi specchiano le grandi
mura di preromulee città!