Pagina:Nuovo discorso proemiale letto nell'Accademia di Filosofia Italica (Mamiani).djvu/25

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compasso di Galileo, ai calcoli del Cavalieri, ai penelli e alle squadre di Raffaele di Tiziano del Paladio e del Buonaroti; ma non vi cada della memoria quel mio vecchio Archimede che volge i prodigi delle fisiche a difesa e scampo della sua patria, e vi giovi d’imitare il buon Michelangiolo che assottiglia l’arte e l’ingegno per incastellare Fiorenza e dalla rabbia di Carlo V e dal parricidio di Clemente aiutasi di salvarla. Piacciavi bene di suscitare le ardite e feconde cogitazioni del Cardano, del Pomponaccio, del Telesio, del Bruno, del Campanella, ma pensate a Socrate che strenuamente combatte nei campi di Delio e di Potidea e ricordivi Scipione Emiliano che sconfiggendo Macedoni e Liguri s’erudisce con Panezio della stoica filosofia ed il padre suo Paolo Emilio che con le muse di Terenzio e coi libri di Possidonio cresce gli ornamenti della vittoria, e Lucullo che sotto le tende e fra l’armi disputa con gli accademici del criterio del vero e Varrone infine il dottissimo di tutti i romani che milita sotto le insegne del Senato accosto a Porcio Catone per tenere in sustante la libertà.

§ XXVII. La sapienza pertanto e le armi sieno vostro amore e studio perpetuo e voi vi rifarete maestri del viver sociale e [Pure la fortuna segue i magnanimi.] la fortuna medesima a poco a poco, secondo che usa, piegherà il volo dal lato vostro, perch’ella pure è serva del senno umano e della umana energia; e già i miei romani non dubitavano in ogni estremo frangente d’invocare e sperare nel nume suo, fatto più fedele e costante di tutti gli Dei. [La filosofia civile nacque in Italia e non vi fu oziosa.] Intendete concordi alle armi ed alla sapienza ed a questa ponete saldissimo fondamento la filosofia civile che è la nobile speculazione la quale di fuor non ci venne e non fiorì tra noi solitaria ed oziosa, ma nacque in Crotone e crebbe in Reggio, in Agrigento, in Metaponto, in Elea, in Locri, in Tarento tra i marziali esercizii e la istituzione delle repubbliche. Ella, io nol nego, errò di poi pellegrina tra le forestiere nazioni e insegnò loro le arti, che a me furon native e domestiche, di regger lo Stato e scuoprì le fonti e mostrò le ragioni d’ogni privata e comune eccellenza e prosperità. Ma gli oltramontani sembrano fastidirsi alquanto di lei, nè