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obras poeticas | 59 |
CANTATA VIII
Vi lascio, ó mie felice,
Pasciute Pecorelle;
Ch’or non provo per voi quella dolcezza,
Che le frondose selve
5M’inspirarono un giorno: d’altra cura,
D’altri diletti io sono giá ferito:
La mia Nice, la mia
Inganatrice Dea
Cosi possiede il cor, ch’altro non bramo,
10Che vederla ogni instante,
Che ogni instante adorarla,
Che muover in sua traccia i piedi miei,
Che per lei respirar, morir per lei.
Ite, mie care agnelle
15Fra queste ombrose piante;
Ch’io non son meno errante
Di voi, che senza guida
Andate del Pastor.
Io vago il campo, il prato,
20E veggo, nel mio fato,
Come il destino vostro
Non é del mio peggior.
Correte (oh Dio!) correte: itene voi,
Oh delle mie fatiche
25La piu dolce, la piu gradita cura.
Voi sarete, io lo veggo;
E pur pietá per voi non sento (oh Dio!)