Pagina:Occhi e nasi.djvu/27

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— Come c’entri tu?

— Ti ripeto, che mi daresti un vero dolore.... e mortificheresti un amico!...

— Quand’è così, ci rimedieremo.

— Come?

— Vado subito alla stamperia e faccio sospendere ogni cosa.

— Oramai lascia correre. Mi dispiacerebbe che, per causa mia, quei poveri stampatori dovessero perdere una giornata di lavoro. Pazienza! Bisogna rassegnarsi a bevere l’amaro calice fino in fondo! —

Intanto la Rosa venne a dire che la zuppa era in tavola.

— Andate e pranzate pure senza di me, — gridò Bruto pigliando il cappello e la mazza. — Io voglio arrivare qui dal parrucchiere per farmi tagliare i capelli. —

Quando Bruto entrò nella bottega del parrucchiere, il padrone e i suoi due garzoni cominciarono a strillare:

— Buon giorno, signor Cavaliere!

— Si accomodi, signor Cavaliere!

— Vuol farsi la barba, signor Cavaliere?

— Vuol tagliarsi i capelli, signor Cavaliere? —

In quel medesimo giorno, il mio amico Bruto tornò a farsi tagliare i capelli cinque volte.

Il parrucchiere, sebbene invecchiato nella professione, non aveva mai veduto il caso di una capigliatura, che avesse bisogno di essere tagliata ogni tre quarti d’ora: per cui non sapendosi spiegare questo fenomeno, finì col credere che