Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/126

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Abbiamo visto il nome di Cromio mescolato a tutti gli avvenimenti di questo periodo, e specialmente alle vicende dei Dinomènidi. Ancora giovanissimo, prese parte alla battaglia dell’Eloro. Sposò la sorella di Gelone. Combattè a fianco di Gelone nella battaglia d’Imera. Ierone lo mandò a trattare con Anassilao di Reggio. Fu alla battaglia di Cuma. Ierone lo nominò, infine, governatore della nuova città di Etna.

A quest’ultimo periodo gli scoliasti attribuiscono l’ode; e le osservazioni, pure acute, del Gaspar, non mi convincerebbero a mutare opinione. Il mito d’Eracle giovinetto certo potrebbe convenire al principio della carriera di Cromio; ma può non meno bene, riferirsi alla nuova città d’Etna, insidiata da tanti nemici, e pur cosí gagliarda da soffocarli tutti.

L’ode, che, dopo una breve introduzione, è tutta dedicata al mito d’Eracle, è chiarissima. C’è solo da illustrar qualche particolare. Ortigia, l’isoletta congiunta alla piú grande isola mediante una costruzione, è come un rametto innestato su un tronco: però è detta ramoscello di Siracusa (v. 3): e requie d’Alfeo, perché in essa, secondo il mito notissimo, Alfeo avrebbe raggiunta l’amata Aretusa: e talamo d’Artemide perché la dea aveva qui un santuario; e sorella di Delo perché Delo, culla d’Artemide, era l’isola sacra per eccellenza alla Dea saettatrice. — La vittoria olimpica e l’elogio sono come due corsieri: si può, e Pindaro vuole, aggiogarli (v. 8-9). —