Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/222

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La storia di Cirene non è molto nota: delle sue leggende son fonte precipua, oltre al notissimo luogo del quarto libro di Erodoto, le tre odi cirenaiche di Pindaro e le note degli scoliasti a queste odi. Ecco, in pochissime parole, quanto ne ricaviamo.

La parte settentrionale dell’Africa, apparteneva alla ninfa Libia, dalla quale prendeva il nome. Ora Apollo, invaghitosi di Cirene, figlia del re tessalo Isseo, la rapisce e la trascina in Libia, dove la ninfa eponima le concede un territorio. Qui vennero anche a stabilirsi alcuni dei Troiani scampati all’eccidio del loro paese. In seguito, giungono gli isolani di Tera guidati da Batto, esortato a questa impresa da un oracolo di Apollo. Gli Antenoridi fanno buone accoglienze ai sopravvenuti: non cosí gl’indigeni, che resistono, ma devono poi fuggire sbigottiti. Cosí comincia il regno dei Battiadi.

Tali le leggende, che rispecchiano certo varî tentativi sporadici di colonizzazione, sino a quella di Batto, che attecchisce e dura. Della dinastia dei Battíadi ricordiamo otto re, quattro Batti, e quattro Arcesilai, alternati. Di Arcesilao I, figlio di Batto, non sappiamo nulla; Batto II, detto il felice, invitò un gran numero di nuovi coloni, specialmente dal Peloponneso e da Creta, e sconfisse in una gran battaglia il re d’Egitto Aprie che era accorso a soccorrere i Libî indigeni, danneggiati dalla nuova invasione dei Greci. Arcesilao II,