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240 LE ODI DI PINDARO

sale, gettando pietre dietro di sé, crearono i primi uomini, detti Lai (lâs = pietra) — (42-49); e, rifacendosi indietro, narra la storia del diluvio (50-54).

E segue la genealogia degli avi di Efarmosto: genealogia un po’ intricata, ma che, su per giú, mi sembra la seguente. Da Giapeto nascono Prometeo, ed Epimeteo: i figli di questi due eroi, Deucalione e Pirra, sposano, e nasce Protogenia: discendente di questa è un Opunte, il quale ha una figlia Protogenia IIa. Un altro loro parente, Locro, è in tarda età, e senza figli: la famiglia minaccia di estinguersi. Giove rimedia: rapisce Protogenia, e, dopo il ratto, la consegna sposa a Locro, che l’accoglie a braccia aperte. La stirpe è salva; e il bambinello nato da Giove vien chiamato anch’egli Opunte, come il nonno materno (54-66).

E questo Opunte fu re giustissimo e saggissimo, sí che da ogni parte venivano eroi a cercare il suo arbitrato. Fra questi gli fu specialmente diletto l’eroe d’Egina figlio di Menezio, Patroclo, che combatté a favore d’Achille. Quando questi, nei piani della Misia, dove i Greci erano sbarcati per errore, prima di giungere a Troia, vide l’audacia spiegata nel combattimento dall’amico fedelissimo, gl’impose di non scostarsi mai, in battaglia, dal suo fianco (67-81).

Pindaro non la finirebbe piú di cantare eroismi; ma deve tornare all’argomento, ed esaltare Efarmosto, e Lampromaco, amico suo, che vinse sull’Istmo, e altrove, insieme con Efarmosto. E segue poi l’enumerazione delle vittorie di Efarmosto; che davvero non finisce piú (81-92).

Considerazioni generali (93-101). Congedo, in cui il poeta invita l’ode a proclamare alta la gloria d’Efarmosto.