Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/28

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PREFAZIONE XXIX

rimpolparli. Movendo dalle lunghezze convenzionali di uno e di due che ha ciascuna sillaba, conviene indagare quali sillabe di due momenti (lunghe) si debbano allungare aneora, sino ai valori di 21/2, di 3, di 4: dove si debbano intercalare brevi pause: dove pause anche piú lunghe, di interi piedi o periodi (versi o emistichi), in origine costituiti da sole note strumentali, e senza i quali va perduta la quadratura, che i Greci cercarono con tanta diligenza.

Compiuto questo lavoro, lo scheletro di queste alate creature sonore è rivestito di polpe. Dico di piú: noi scorgiamo allora la linea del loro volo. Mancano tuttavia la morbidezza e la iridescenza del piumaggio.

E anche questo possiamo vedere in un caso, nel sublime esordio della prima pitica, pel quale possediamo le note di Pindaro. Nelle lunghe discussioni intorno all’autenticità di questo brano, nessuno, per quanto io sappia, ne ha posto in rilievo l’affascinante bellezza: argomento di non poco rilievo, per chi giudica d’arte con criterî artistici; perché non s’intende come chi aveva facoltà di creare una cosí ispirata melodia, si divertisse a farla andare sotto la maschera d’una falsificazione. Quelle poche note sono imbevute d’un incanto speciale, ed hanno, innanzi tutto, quell’impronta rarissima per cui una melodia non è mèra successione di suoni, ma alata creatura di poesia, viva della vita misteriosa dello spirito. E presentano, dote anche piú rara, una fisonomia propria e indimenticabile. E se quindi sono, come credo, di Pindaro, dobbiamo reputare che questi fu straordinario anche come creatore di musica, e ben degno dell’ammirazione degli antichi, i quali salutarono classiche le sue melodie.