Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/86

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ODE OLIMPIA III 53


Ei vide che l’esserne spoglio di troppo rendeva il giardino soggetto agli sguardi roventi
del Sole. Ed il cuore lo spinse che andasse alle terre dell'Istro,


Epodo

dove la figlia di Lato che sferza i cavalli l’accolse quel giorno
ch’ei giunse dai culmini, dai sinuosi
recessi d’Arcadia. Sospinto l’avevano il fato di Giove, l’imperio
d’Eurístio, a cacciare la cerva dall’auree corna, che un dí Taigèta
offriva ad Artèmide Ortòsia, rendendola sacra.


III


Strofe

Quella inseguendo, anche vide la terra lontana che stendesi di là dagli spiri
del gelido Bora. E ristette
agli alberi innanzi, stupito. E tosto lo invase dolcissima brama
di quelli piantare d’intorno la mèta che in dodici spire circondano i cocchi. — Alla festa
qui giunge or, beato, coi figli gemelli divini di Leda.


Antistrofe

Quando egli ascese fra i Superi, ad essi commise dirigere il fulgido agone
che saggia il valore degli uomini