Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/104

Da Wikisource.

ODE NEMEA V 99



Epodo

Ed era il contrario: ché spesso, con tutto l’ardor favellandogli,
l’aveva pregato.
Ma l'invereconde parole, a sdegno l’avevano mosso:
temendo il castigo di Giove, respinta la femmina aveva;
e il Sire che aduna le nuvole, un tuono lanciando dal cielo,
fe’ cenno che súbito sposa
avesse una Ninfa, di Nèreo figliuola, dall’aureo fuso.



III


Strofe

E diede consenso Posídone, che spesso da Ege su l’istmo
famoso dei Dori si reca.
Qui schiere gioiose con voci di flauti accolgono il Nume,
e a gara contendono le membra gagliarde;
e l’insita sorte decide le gesta
di tutti. E le braccia di Niche, signora
d’Egina, te cinsero, Eutímene; e avesti suon vario di cantici.


Antistrofe

Onde or di tua madre il germano te accoglie, o Pitèa, che ti lanci
del tuo consanguineo su l’orme.
Nemea t’assisteva; ed è questo mese diletto da Febo.
Tu in patria, e sul poggio di Niso e le valli
i tuoi coetanei vincesti. M’allegro