Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/122

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ODE ISTMIA V 115


mastro, fa onore; a Persèo
Argo: lunghesso l’Eurota si vanta il valor di Polluce:


Epodo

ma le magnanime d’Èaco virtudi e dei figli
culto riscuoton fra il popol d’Enona.
Essi con duro travaglio, due volte espugnarono Troia:
Eracle prima seguendo, gli Atrídi
poscia. Via, spiccati, o carme, dal suolo, rispondi: chi uccise
Cigno, chi Ettore spense, chi Mènnone
re degli Etíopi, impavido,
chiuso ne l’arme di bronzo?
Chi Tèlefo il buono trafisse con l’asta, su i clivi del Càico?


III


Strofe

Quelli cui dicon le genti figliuoli d’Egina,
l’isola illustre. Fu quivi una torre
da tempo estrutta d’impervie virtudi.
Molte ha mia lingua veraci
frecce, che dican la loro
gesta. Ed anche or Salamina,
rocca d’Aiace, die’ prova di sé, surta a gloria pei nauti,


Antistrofe

fra la procella di strage, d’innumere turbe
fra grandinoso sterminio cruento.
Ma sopra il vanto s’effonda silenzio.