Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/118

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libro quarto 103

Dal seno ampio del mare, in ch’era entrata,
Quattro pelli recò del corpo tratte545
Novellamente di altrettante foche;
E tramava con esse inganno al padre.
Scavò quattro covili entro l’arena:
Quindi s’assise, e ci attendea. Noi presso
Ci femmo a lei, che subito levossi,550
E noi dispose ne’ scavati letti,
E i cuoi recenti ne addossò. Moleste
Le insidie ivi tornavano: chè troppo
Nojava delle foche in mar nutrite
L’orrendo puzzo. E chi a marina belva555
Può giacersi vicin? Se non che al nostro
Stato provvide la cortese Diva,
Che ambrosia, onde spirava alma fragranza,
Venneci a por sotto le afflitte nari,
Cui del mar più non giunse il grave odore.560
     Tutto il mattino aspettavam con alma
Forte, e costante. Le deformi foche
Dell’onde usciro in frotta, e a mano a mano
Tutte si distendevano sul lido.
Uscío sul mezzogiorno il gran vegliardo565
E trovò foche corpulente e grasse,
Che attento annoverò. Contò noi prima,
Nè di frode parea nutrir sospetto.