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152 odissea

La forza non crollavali de’ venti,
Nè l’igneo Sole co’ suoi raggi addentro620
Li saettava, nè le dense piogge
Penetravan tra lor: sì uniti insieme
Crebbero, e tanto s’intrecciaro i rami.
Ulisse sottentrovvi, e ammonticossi
Di propria man commodo letto, quando625
Tal ricchezza era qui di foglie sparse,
Che ripararvi uomini tre, non che uno,
Potuto avriano ai più crudeli verni.
Gioì alla vista delle molte foglie
L’uom divino, e corcossi entro alle foglie,630
E a sè di foglie sovrappose un monte.
Come se alcun, che solitaria suole
Condur la vita in sul confin d’un campo,
Tizzo nasconde fumeggiante ancora
Sotto la bruna cenere, e del foco,635
Perchè cercar da sè lungi nol debba,
Serba in tal modo il prezïoso seme:
Così celossi tra le foglie Ulisse.
Pallade allor, che di sì rea fatica
Bramava torgli l’importuno senso,640
Un sonno gli versò dolce negli occhi,
Le dilette palpebre a lui velando.