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226 odissea

E i cittadin chiamarti, ed i vicini:
Chè senza nome uom non ci vive in terra;720
Sia buono, o reo, ma, come aperse gli occhi,
Da’ genitori suoi l’acquista in fronte.
Dimmi il tuo suol, le genti, e la cittade,
Sì che la nave d’intelletto piena
Prenda la mira, e vi ti porti. I legni725
Della Feacia di nocchier mestieri
Non han, nè di timon: mente hanno, e tutti
Sanno i disegni di chi stavvi sopra,
Conoscon le cittadi, e i pingui campi,
E senza tema di ruina, o storpio,730
Rapidissimi varcano, e di folta
Nebbia coverti, le marine spume.
Bensì al padre Nausitoo io dire intesi,
Che Nettun contra noi forte s’adira,
Perchè illeso alla patria ogni mortale735
Riconduciamo; e che un de’ nostri legni
Ben fabbricati, al suo ritorno, il Dio
Struggerà nelle fosche onde, e la nostra
Cittade coprirà d’alta montagna.
Ma effetto abbiano, o no, queste minacce,740
Tu mi racconta, nè fraudarmi il vero,
I mari scorsi, e i visitati lidi.
Parlami delle genti, e delle terre,