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254 odissea

Che dalle pance del velluto gregge
Pendean gli uomini avvinti. Ultimo uscia570
De’ suoi velli bellissimi gravato
L’arïete, e di me, cui molte cose
S’aggiravan per l’alma. Polifemo
Tai detti, brancicandolo, gli volse:
Arïete dappoco, e perchè fuori575
Così da sezzo per la grotta m’esci?
Già non solevi dell’agnelle addietro
Restarti: primo, e di gran lunga, i molli
Fiori del prato a lacerar correvi
Con lunghi passi; degli argentei fiumi580
Primo giungevi alle correnti; primo
Ritornavi da sera al tuo presepe:
Ed oggi ultimo sei. Sospiri forse
L’occhio del tuo signor? l’occhio, che un tristo
Mortal mi svelse co’ suoi rei compagni,585
Poichè doma col vin m’ebbe la mente,
Nessuno, ch’io non credo in salvo ancora.
Oh! se a parte venir de’ miei pensieri
Potessi, e, voci articolando, dirmi,
Dove dalla mia forza ei si ricovra,590
Ti giuro, che il cervel dalla percossa
Testa schizzato scorreria per l’antro,
Ed io qualche riposo avrei da’ mali,