Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/327

Da Wikisource.
312 odissea

Le guance non ombravano, ed il mento.
     Fedra comparve ancor, Procri, ed Arïanna420
Che l’amante Teséo rapì da Creta,
E al suol fecondo della sacra Atene
Condur volea. Vane speranze! In Nasso,
Cui cinge un vasto mar, fu da Diana,
Per l’indizio di Bacco, aggiunta, e morta.425
     Nè restò Mera inosservata indietro,
Nè Climene restò, nè l’abborrita
Erifile, che il suo diletto sposo
Per un aureo monil vender poteo.
Ma dove io tutte degli eroi le apparse430
Figlie nomar volessi, e le consorti,
Pria mancheriami la divina Notte.
E a me par tempo da posar la testa
O in nave, o qui, tutta del mio ritorno
Ai Celesti lasciando, e a voi, la cura.435
Tacque. I Feaci per l’oscura sala
Stavansi muti, e nel piacere assorti.
     Ruppe il silenzio l’immortal Regina,
La bracciobianca Arete: Feacesi,
Che vi par di costui? del suo sembiante?440
Della maschia persona? e di quel senno,
Che in lui risiede? Ospite è mio, ma tutti
Dell’onor, che io ricevo, a parte siete.