Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/375

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ed ei s’apparecchia, perduto uno de’ compagni, a ubbidirla.

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Lib. XI. Ulisse, continuando la sua narrazione, giunge ai Cimmerj, e va nell’Inferno. Compiute le debite cerimonie, gli appariscono le Ombre de’ morti; e quella d’Elpenore è la prima, con cui favella. Poi Tiresia l’informa de’ venturi suoi casi, e gl’insegna come superarli. Apparizion della madre, dalla quale intende lo stato della propria famiglia. Vengon poi le antiche eroine, e appresso gli eroi, tra i quali Agamennone, Achille, ed Ajace. Finalmente vede Minosse, Tizio, Tantalo, Sisifo, ed Ercole: finchè, preso da timore, ritorna in fretta alla nave.

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Lib. XII. Ritorno all’isola di Circe, esequie d’Elpenore, e partenza d’Ulisse. Questi, ammaestrato da Circe, vince il pericolo delle Sirene, schiva le Pietre erranti, e passa tra Scilla, e Cariddi, non però senza perdita di due de’ compagni. Arrivo all’isola Trinacria, cioè alla Sicilia, ove i compagni uccidono i buoi del Sole, e cibansi delle lor carni. Giove fulmina la nave, e tutti periscono, eccetto Ulisse, che su gli avanzi della nave si pone. In tale stato ripassa tra Scilla, e Cariddi, salvandosi da quest’ultima con un’arte maravigliosa; e dopo dieci giorni giunge all’isola di Calipso. E qui ha fine la sua narrazione.

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